Che cos’è una lettera di dimissioni?
La lettera di dimissioni è un atto unilaterale con cui il lavoratore comunica la propria decisione di interrompere il rapporto di lavoro. In Italia, secondo l’art. 2118 del Codice Civile, il dipendente può recedere dal contratto rispettando i termini di preavviso previsti dal contratto collettivo.
Dal 2016, con il D.Lgs. 151/2015 (Jobs Act), la procedura è telematica: la comunicazione deve essere trasmessa tramite il portale del Ministero del Lavoro. Questo obbligo serve a contrastare eventuali dimissioni in bianco e garantisce maggiore trasparenza.
In sintesi, la lettera è lo strumento che rende formale e opponibile la volontà di dimettersi, tutelando entrambe le parti.
Quando serve una lettera di dimissioni?
Una lettera di dimissioni è necessaria in ogni contesto in cui un dipendente decide di recedere da un rapporto lavorativo.
1. Dimissioni volontarie
Le dimissioni volontarie rappresentano la forma più comune di recesso dal rapporto di lavoro. Il lavoratore sceglie liberamente di interrompere l’impiego, a prescindere dalle motivazioni personali o professionali. In questi casi, la legge richiede il rispetto dei termini di preavviso stabiliti dal contratto collettivo nazionale (CCNL) di riferimento: la durata varia in base al livello di inquadramento e all’anzianità di servizio, e può andare da pochi giorni a diversi mesi. Il mancato rispetto comporta la trattenuta in busta paga di un importo pari alle retribuzioni non coperte dal preavviso. Per questo è importante pianificare le dimissioni con attenzione, soprattutto se si desidera mantenere rapporti positivi con l’azienda e salvaguardare la propria reputazione professionale.
Consiglio dell’esperto:
Pianifica le dimissioni con anticipo: rispetta i giorni di preavviso previsti dal tuo CCNL per evitare trattenute in busta paga e per non compromettere i rapporti con l’azienda.
2. Periodo di prova
Durante il periodo di prova, il rapporto di lavoro può essere sciolto liberamente da entrambe le parti, senza obbligo di motivazione e senza dover rispettare termini di preavviso. Tuttavia, anche in questo caso la comunicazione scritta resta essenziale per dare certezza giuridica alla volontà di recedere e per permettere al datore di aggiornare correttamente i registri aziendali. È buona prassi indicare nella lettera la data di cessazione immediata, così da evitare malintesi. Inoltre, anche se la legge non lo impone, un approccio rispettoso e trasparente rafforza la propria immagine professionale e mantiene aperta la possibilità di future collaborazioni con l’azienda.
3. Dimissioni per maternità o motivi familiari
Quando le dimissioni sono legate a motivi familiari rilevanti o alla maternità, la normativa prevede tutele specifiche. Le lavoratrici madri, fino al compimento di un anno di vita del figlio, devono convalidare la lettera presso l’Ispettorato Territoriale del Lavoro: questo passaggio serve a garantire che la decisione sia libera e non frutto di pressioni da parte del datore. In questi casi non è richiesto il rispetto del preavviso, e la lavoratrice mantiene comunque il diritto a percepire il TFR e altre spettanze. Situazioni analoghe si applicano per motivi familiari gravi, come la necessità di assistenza a un parente malato. È quindi importante sapere che la legge tutela chi affronta circostanze delicate, bilanciando l’interesse personale con la corretta gestione amministrativa del rapporto.
Consiglio dell’esperto:
In caso di dimissioni per maternità o motivi familiari, prenota subito un appuntamento all’Ispettorato del Lavoro: la convalida è obbligatoria e tutela da possibili contestazioni.
4. Dimissioni senza preavviso
Le dimissioni senza preavviso sono possibili esclusivamente in presenza di una giusta causa, ovvero situazioni così gravi da rendere impossibile la prosecuzione anche temporanea del lavoro. Alcuni esempi tipici sono il mancato pagamento dello stipendio, il mobbing, la variazione peggiorativa delle condizioni contrattuali o la violazione di norme di sicurezza. In questi casi il lavoratore non solo può recedere con effetto immediato, ma conserva il diritto a percepire l’indennità di disoccupazione (NASpI), se in possesso dei requisiti, oltre a TFR e ferie maturate. È però fondamentale documentare adeguatamente la giusta causa, perché in assenza di prove il datore potrebbe contestare la mancata osservanza del preavviso. Per questo motivo, molte persone scelgono di farsi assistere da un consulente del lavoro o da un avvocato prima di inviare la lettera.
Come si scrive una lettera di dimissioni?
1. Dati anagrafici e aziendali
Indica sempre i tuoi dati completi (nome, cognome, indirizzo, codice fiscale, eventuale recapito PEC/e-mail e telefono) e quelli del datore di lavoro (denominazione sociale, codice fiscale/partita IVA, sede legale e sede operativa). Se esistono, aggiungi matricola aziendale e unità organizzativa per velocizzare i vari adempimenti. Nella procedura telematica ti verrà chiesto anche il tipo di rapporto e il CCNL applicato: tieni questi dati a portata di mano. Evita informazioni superflue (ad es. stato civile) e verifica che i dati coincidano con quelli presenti in busta paga e lettera di assunzione: riduce rettifiche e ritardi.
2. Espressione della volontà di recedere
La formula deve essere chiara e priva di condizioni (“Con la presente rassegno le mie dimissioni…”), specificando se si tratta di dimissioni ordinarie o per giusta causa/periodo di prova. Evita le motivazioni espresse in modo prolisso: se vuoi inserirle, limita la spiegazione a una riga e usa toni neutrali. Ricorda che il recesso è un atto unilaterale: non serve accettazione del datore, ma la comunicazione deve essere inequivoca e tracciabile (procedura telematica o consegna protocollata). In caso di giusta causa, indica sinteticamente il presupposto e conserva le prove.
3. Indicazione del preavviso
Scrivi quanti giorni di preavviso rispetterai secondo il tuo CCNL e da quando decorrono (di solito dal giorno successivo all’invio). Se chiedi l’esonero dal preavviso, fallo esplicitamente sapendo che l’azienda può accettare o negare; senza preavviso, può trattenere l’indennità sostitutiva. In presenza di giusta causa o durante la prova il preavviso non è dovuto: dichiaralo chiaramente per evitare contestazioni in busta paga. Se maturano ferie/ROL durante il preavviso, concorda per iscritto l’eventuale fruizione o monetizzazione.
Consiglio dell’esperto:
Indica sempre chiaramente la data dell’ultimo giorno di lavoro. Specifica se intendi fruire delle ferie residue o se preferisci monetizzarle, concordandolo per iscritto con l’azienda.
4. Decorrenza delle dimissioni
Indica la data dell’ultimo giorno di lavoro e, se diverso, il primo giorno di non servizio per totale chiarezza (ad es. “ultimo giorno 30/11, cessazione dal 01/12”). Allinea la decorrenza alla durata del preavviso e verifica festività/chiusure aziendali che potrebbero spostare il conteggio. Inserisci una frase di disponibilità al passaggio di consegne e alla restituzione di asset (badge, laptop, documenti), così faciliti il rilascio delle certificazioni finali. Ricorda che la decorrenza dichiarata guida Uniemens/Unilav e il calcolo di TFR e competenze.
5. Tono professionale
Mantieni un registro cortese e costruttivo: ringraziare per l’opportunità e offrire supporto nella fase di handover tutela la tua reputazione e le referenze future. Evita giudizi personali o dettagli di conflitti: se necessario, gestiscili in canali separati (ad es. contestazioni formali). Due chiusure efficaci: “Resto disponibile per il passaggio di consegne” e “Vi ringrazio per la collaborazione”. Anche poche righe, ben calibrate, faranno la differenza sulla percezione del tuo percorso in azienda.
Cosa deve contenere una lettera di dimissioni?
Gli elementi imprescindibili di una lettera di dimissioni sono:
- Dati completi delle parti: lavoratore e datore di lavoro devono essere identificati chiaramente.
- Dichiarazione esplicita di dimissioni: la volontà di recedere deve essere inequivoca.
- Preavviso e data di cessazione: elementi che definiscono i termini pratici della fine del rapporto.
- Motivazioni (opzionali): non sono obbligatorie, ma in alcuni casi è utile specificarle, soprattutto se legate a maternità o giusta causa.
- Firma digitale o cartacea: valida la volontà del lavoratore e rende efficace la comunicazione.
Consigli pratici per scrivere una lettera di dimissioni
- Usa un linguaggio semplice: evita tecnicismi inutili, la chiarezza è la priorità.
- Rispetta le procedure telematiche: ricorda che dal 2016 le dimissioni devono essere inviate tramite il portale del Ministero, salvo eccezioni come colf e badanti.
- Controlla il tuo CCNL: i termini di preavviso possono variare anche di settimane a seconda del settore e dell’inquadramento.
- Evita errori formali: un documento incompleto o ambiguo potrebbe non essere accettato, costringendoti a ripetere la procedura.
- Mantieni buoni rapporti: anche se lasci l’azienda, un approccio professionale ti aiuterà a preservare referenze future e relazioni positive.
Consiglio dell’esperto:
Mantieni un tono professionale e cordiale: ringraziare per l’opportunità ricevuta e offrire disponibilità al passaggio di consegne aumenta le tue chance di avere buone referenze in futuro.
Conclusioni
La lettera di dimissioni non è solo un atto formale, ma un documento con effetti concreti sul piano legale ed economico.
Per essere valida deve contenere dati precisi, rispettare i termini di preavviso e seguire la procedura stabilita dalla normativa italiana.
Un modello aggiornato e conforme permette di risparmiare tempo e ridurre il rischio di errori.
Affrontare con professionalità questo passaggio ti aiuterà a chiudere il rapporto lavorativo in modo corretto e tutelante per entrambe le parti.
